… E non potrebbe neppure vivere, né operare se non ricollegandosi a quel misterioso tramando della memoria che coglie lampi di vita nel buio fitto della coscienza individuale e storica e porta alla luce brandelli di un mondo sommerso, assieme alla conoscenza di se stesso, come dichiara, quasi commosso, Puglisi.

… Dipingere, insomma, per conoscere (e onorare) le proprie radici, dipingere per conoscere se stessi, rimanendo in equilibrio sul filo sottile che lega il presente al passato e che insieme lo separa. La frattura tra passato e presente c’è, è inevitabile che ci sia, ma gli artisti, certi artisti, si danno un gran da fare per ricucirla e alla fine vi riescono con risultati sorprendenti. In questi casi diventa immediatamente chiaro che i materiali per dipingere non sono solo strumentali alla realizzazione delle opere, in quanto fanno parte della poetica personale configurandosi quali espressioni della percezione estetica individuale.

Per Puglisi le opere del passato si palesano come addensamenti materici aggallanti sul nero dello sfondo che si traducono nella particolare corposità delle sue evocazioni, immagini tanto evanescenti quanto dense, che traggono una consistente presenza dal loro apparire improvviso come sagome appena riconoscibili e intrise di una luce che squarcia il buio.

La contraddizione tra l’uscire dal buio di frammenti insieme evanescenti e corposi e la esplicita dimensione materica dell’esecuzione (nel suo studio, i colori e i pennelli, che si dispongono come involontarie e suggestive nature morte, presiedono all’ambigua materializzazione dei ricordi) si risolve in un’ apparizione evocativa, negatrice di una narrazione strutturata.

Questa evocazione spettrale di Puglisi sembra ripescare più faticosamente le sue radici in un viaggio lontano nel tempo e nello spazio che lo ha portato sino a Rembrandt van Rijn. Egli poi, non si nasconde che la ripetizione ad infinitum di certe forme (o di certe visioni) è per lui condizione imprescindibile di una sperimentazione del nuovo.

A questo punto potremmo forse richiamare anche un artista, questa volta del Novecento, che da giovane iniziò a studiare Rembrandt e che non cessò mai di sperimentare il mistero dell’arte attraverso i suoi temi reiterati in modi sempre diversi, se non fosse che Giorgio Morandi (di lui si sta parlando) scelse di essere un pittore in cui la luce, persino in opposizione dialettica con le modulazioni chiaroscurali, per esempio, della sua grafica, ebbe comunque il sopravvento.  …

Eike Schmidt - Marzia Faietti (2021)

Puglisi e il paragone con gli Antichi


© Lorenzo Puglisi 2024
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